Radici Sagge: Il viaggio | Lezione 1: Il Concetto di Cecità Vegetale | Lezione 2: Il Mondo Vegetale e Boschi | Lezione 3: Boschi e Flora delle Marche
Tipologie di Boschi Nelle Marche: i boschi più rappresentati nella regione (Querceti di Roverella, Orno-Ostrieti, Cerrete, Faggete, Leccete, Castagneti, Formazioni Riparie, Boschi Artificiali, Boschi Residui) con particolare attenzione alle loro caratteristiche ecologiche, distribuzione geografica e composizione arborea.
Specie Arboree Caratteristiche: Approfondimento sulle caratteristiche distintive degli alberi predominanti in ciascun tipo di bosco (foglie, frutti, corteccia, ramificazione) e la loro adattabilità all'ambiente.
Flora del Sottobosco e Aree Limitrofe: Esplorazione delle piante erbacee e arbustive che crescono all'interno o ai margini dei boschi, con menzione delle loro peculiarità, utilizzi storici e stato di conservazione.
Interazione Uomo-Bosco: Accenni all'influenza storica e attuale delle attività umane sui boschi, inclusi lo sfruttamento del legno, l'abbandono delle aree agricole e le pratiche di rimboschimento.
Biodiversità e Conservazione: Sottolineatura della ricchezza di specie vegetali e delle minacce che alcune di esse affrontano (malattie, specie invasive, cambiamenti nell'uso del suolo).
Rappresentano circa un terzo del patrimonio forestale marchigiano.
La specie più rappresentata è la Quercus pubescens (Roverella).
Caratteristiche distintive: pagina inferiore delle foglie con lanugine (resistenza alla siccità estiva), foglie tardivamente caduche e picciolate, ramificazione precoce (negativo per l'industria del legno), altezza contenuta (raramente sopra i 20-22 m).
La lanugine sulle foglie aiuta a catturare l'umidità: "permette alle goccioline di acque o di condensarsi sui su quei su quei peli e la pianta poi tramite gli stomi la possibilità di assorbire. Quindi è un modo come un altro per procurarsi un po' di umidità nei periodi un pochino più di difficoltà."
Diffusi nei settori marnosi argillosi, collinari più assolati ed esposti a sud.
Spesso boschi degradati a ceduo, con scarsa copertura e penetrazione di specie circostanti a causa della ridotta ombreggiatura.
Non sono "egoisti": permettono la presenza di numerose altre specie arboree e arbustive (orniello, aceri, carpino nero, ciliegio selvatico, albero di Giuda, sorbo domestico, sorbo montano, pero selvatico, ecc.).
Il Sorbo domestico è in via di scomparsa a causa dell'abbandono delle case coloniche: "il sorbo era comunque un alimento e siccome una volta non è non avevamo il benessere... anche il sorbo dava il suo contenuto nell'alimentazione delle famiglie delle famiglie contadine."
Il Pero selvatico era ricercato per il legno estremamente duro, usato per le ebanisterie: "c'era il furto di blocchi di questi alberi, perché ovviamente oggi non ci interessano praticamente più, però una volta erano veramente importanti."
Il Pungitopo può diventare invasivo nei boschi abbandonati perché resiste anche in condizioni di scarsa luminosità: "a differenza di altre piante è una pianta che resiste tranquillamente anche nel esagero adesso, nel buio assoluto, quindi non ha bisogno di molta luminosità".
Importanza del mantello (fascia arbustiva ai bordi del bosco) per la protezione dei semi degli alberi e l'avanzamento del bosco sui terreni abbandonati: "serve da riparo ai semi degli alberi che poi andranno successivamente a ad occupare il campo."
Rappresentano circa il 27-28% dei boschi marchigiani.
Tipici degli ambienti freschi, spesso nelle valli esposte a nord.
Le specie predominanti sono il Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l'Orniello (Fraxinus ornus).
Sono alberi di altezza contenuta (Carpino nero fino a 15m, Orniello fino a 10m).
Storicamente sfruttati a ceduo; non esistono impianti allevati a fustaia.
Permettono lo sviluppo di molte altre specie arboree e arbustive.
L'Orniello è notevole per la fioritura bianca e profumata e la colorazione violacea delle foglie in autunno.
Vengono menzionati altri alberi associati come l'Acero d'Ungheria, il Maggiociondolo, varie specie di Olmo e Acero.
La Grafiosi dell'Olmo, causata da un fungo, sta decimando gli Olmi: "purtroppo oggi lo stiamo stiamo perdendo... ha dei periodi di virulenza particolari e questo ormai qualche anno che sta colpendo particolarmente pesantemente la pianta." Si osserva una possibile reazione della pianta con genotipi resistenti.
Presenza di boschi a galleria nelle zone di impluvio, formati principalmente da carpino (bianco o orientale) e nocciolo.
Felci comuni: il Teridium aquilinum (Pteridio), che colonizza i prati abbandonati e non ama l'umidità, e il Polipodium (Polipodio), il cui rizoma è commestibile. Il Pteridio ha un ciclo annuale e muore in autunno.
Dominati dalla Quercus cerris (Cerro).
Caratteristiche distintive: foglie con lobi più profondi rispetto alla roverella, cupola della ghianda con peli.
Pianta "egoista" e "razzista": "non permette ad altre piante di eh di crescere insieme a lei e difatti molto spesso abbiamo degli impianti proprio monofitici".
Richiedono stazioni fresche con buona disponibilità idrica su suoli profondi e subacidi (arenacei).
I boschi più importanti si trovano nella zona del Sasso Simone, Simoncello, Carpegna e nei Monti della Laga (substrati arenacei).
Altezza considerevole (fino a 35m).
Ramificazione tardiva, che permette di ottenere tavole di legno più lunghe e senza nodi, rendendo il legno superiore a quello della roverella per certi usi.
La copertura arborea è molto elevata, impedendo lo sviluppo di un sottobosco denso.
La flora associata è limitata e comprende piante adattate a suoli subacidi o indifferenti al pH. Viene menzionata una specie di pungitopo rara.
Dominate dal Fagus sylvatica (Faggio).
Necessitano di molta umidità e temperature fresche.
Nelle Marche si trovano normalmente sopra i 900-1000 m di altitudine, fino a 1700 m.
Pianta imponente, fino a 40m di altezza, tipica vegetazione del piano montano.
Possono trovarsi a quote inferiori in valli strette esposte a nord a causa dell'inversione termica, un fenomeno in cui l'aria fredda scende e si deposita sul fondo valle. L'esempio della "Scappuccia" viene citato come luogo dove il faggio si trova a quote basse.
Possono essere governate a ceduo o fustaia; gli impianti a fustaia del comprensorio Cadri-Acute e Montenero sono paesaggisticamente importanti.
Come le cerrete, sono boschi "egoisti" con poche altre specie arboree e un sottobosco limitato a causa dell'intensa copertura fogliare.
Il faggio è l'ultima pianta a mettere le foglie, permettendo lo sviluppo di piante nemorali che completano il ciclo vitale prima dell'ombreggiatura completa.
Vengono menzionate piante nemorali come l'Erba trinitaria, l'Epatica, il Bucaneve, i Ciclamini, l'Elleboro.
Il Bucaneve (Galanthus nivalis - anche se erroneamente chiamato nel testo Convallaria majalis) è diventato rarissimo a causa dei cinghiali che si nutrono dei suoi bulbi: "il nome scientifico è adesso, cioè per far capire un pochino il perché è diventata rarissima. Il nome scientifico è convallaria majalis. perché i maiali che venivano lasciati una volta... ed erano molto ghiotti del bulbo del bucaneve. Oggi i maiali non ci sono, però ci sono i cinghiali."
Ci sono due specie di ciclamini: il repandum (primaverile, profumato) e l'hederium (autunnale, non profumato).
L'Elleboro (Helleborus) fiorisce in inverno ed è l'origine delle specie da giardino note come "rose d'inverno".
Alcune piante del sottobosco sono commestibili (Sanicola paniculata per il pesto, Alliaria petiolata) o velenose (Euforbie).
Dominate dalla Quercus ilex (Leccio).
Costituente principale della macchia mediterranea.
Presenti dalla costa fino all'interno nelle valli esposte a sud/sud-ovest/sud-est.
Cresce anche su roccia viva con scarsissimo bisogno di suolo fertile.
Altezza fino a 25m.
L'unica quercia sempreverde della regione.
Foglie coriacee e pelose sulla pagina inferiore (resistenza a caldo, siccità e salsedine).
Associato a tutte le piante tipiche della macchia mediterranea (fillirea, corbezzolo, pistacchi, lentisco, ginepro, viburno, scotano, smilace, alloro, pungitopo, ecc.).
Il Corbezzolo è considerato la pianta patriottica (foglie verdi, fiori bianchi, frutti rossi).
La Coronilla Valentina è una pianta simbolo del Monte Conero, in quanto le Marche rappresentano il limite orientale del suo areale (tipica del Tirreno).
Rappresentano circa il 2% dei boschi marchigiani, meno di quanto lo fossero in passato.
Richiedono terreni specifici, particolarmente acidi, non facili da trovare in regione.
Molti castagneti sono abbandonati, con castagne piccole ma saporite, non ricercate dal mercato attuale che preferisce castagne più grosse.
Gravi problemi fitosanitari: Mal dell'inchiostro (malattia fungina Phytophthora) e il Cinipide galligeno del castagno (piccola vespa cinese che indebolisce le piante).
La maggior parte dei castagneti derivano da vecchi impianti da frutto convertiti a ceduo, sfruttati principalmente per ottenere legno da paleria ("palo da castagno" per la sua resistenza).
Esistono pochissimi impianti specializzati per la raccolta del frutto.
Si menziona un progetto storico di piantagioni di castagni nella zona di Camerino e Visso per l'alimentazione umana, poi fallito in zone non adatte e sostituito da faggi le cui faggiole erano usate a scopo alimentare.
Esiste una tipologia di roverella (Quercus virginiana) e probabilmente una di faggio le cui ghiande/faggiole potevano essere usate per l'alimentazione umana (pane di ghianda).
La flora associata comprende piante tipiche delle zone acide, come il mughetto.
Residui delle foreste presenti nelle zone vallive soggette a esondazioni fluviali.
Limitati alle vie d'acqua, sono importanti "corridoi di trasferimento della fauna selvatica in senso ortogonale al mare".
Costituiti principalmente da pioppi (neri e bianchi), salici e l'Ontano nero (Alnus glutinosa).
L'Ontano nero è raro nelle Marche; si menziona la distruzione di un boschetto lungo il Chienti a causa di "pulizie" che hanno tagliato anche alberi lontani dalle sponde, probabilmente per il valore del legno.
La flora erbacea associata comprende piante come il Farfaraccio, l'Artemisia, l'Equiseto, la Consolida (usata anticamente per consolidare fratture: "si otteneva una poltiglia che veniva messa sugli atti fratturati e aveva lo stesso la stessa funzione del gesso"), l'Angelica, i Ranuncoli (tutti velenosi con fiori gialli lucidi), ecc.
Principalmente impianti di rimboschimento iniziati dalla fine dell'800 per contrastare l'erosione sui monti spogli.
Le conifere autoctone sono quasi assenti (solo abetaie di abete bianco in condizioni non ottimali).
Il Pino d'Austria (Pino nero) è la specie più utilizzata (oltre 60% dei rimboschimenti) perché rustica, resistente e indifferente al terreno.
Problema principale del pino nero: è resinifero e facilmente infiammabile: "il problema delle dei boschi artificiali a pine nere è proprio questo, che sono boschi che purtroppo si incendono con una certa facilità."
Altri pini usati: pino da pinoli, pino marittimo, pino silvestre. Anche abeti, cedri, cipressi.
Il pino d'Aleppo è usato nella fascia costiera per la resistenza alla salsedine, ma anche all'interno.
Originariamente concepiti con una vita di circa 80 anni per permettere la crescita di specie autoctone nel sottobosco, ma in molti casi i pini rimangono vitali più a lungo, impedendo il rinnovamento naturale, specialmente dove gli impianti sono molto fitti.
Piccole aree boscate rimaste isolate, circondate da campi coltivati.
Rappresentano una "memoria storica" della tipologia del bosco originale prima dell'espansione agricola e urbanistica.
Nonostante la pressione agricola (lavorazione a ridosso degli alberi, privazione del mantello), è importante mantenerli per la loro funzione ecologica e storica.
La pianta più rappresentativa dei boschi di pianura era la Farnia (Quercus robur): "era un albero e una quercia veramente imponente, predilige i climi temperato freddi proprio delle pianure alluvionali su suoli profondi con falda acquifera superficiale."
La Farnia è diventata molto rara nelle Marche (circa 1530-1530 piante rimaste).
Caratteristica distintiva della Farnia: foglie senza picciolo e ghiande con picciolo lungo.
Il Tasso (Taxus baccata): pianta isolata, velenosa in tutte le sue parti tranne l'arillo rosso del frutto. L'unico bosco di tasso nelle Marche (e uno dei pochi in Italia) si trova nella zona di Cingoli ("le tassare"). È oggetto di monitoraggio utilizzato nei giardini con piante di un solo sesso per evitare la produzione di frutti. Due esemplari secolari (600-700 anni) si trovano all'Abbazia di Fiastra e nella zona di Cingoli.
Glossario dei tipi di boschi e formazioni forestali menzionati, basato sulle informazioni che abbiamo discusso:
Descrizione: È la tipologia di bosco più rappresentata nelle Marche (~1/3 del patrimonio forestale). Dominato dalla Roverella (Quercus pubescens), una quercia comune anche isolata nei campi. Le sue foglie coriacee con lanugine sulla pagina inferiore resistono alla siccità estiva. Raggiunge raramente i 20-22 metri. La copertura non è molto fitta, favorendo lo sviluppo del sottobosco. Spesso si trova in stato degradato, ridotto a ceduo. Permette la presenza di numerose altre specie di alberi e arbusti.
Ubicazione: Diffuso nei settori marnosi argillosi collinari più assolati ed esposti a sud. Presente anche nelle piane costiere e nei rilievi.
Quote: Fino a circa 800 metri di altitudine, non va oltre perché poco resistente al freddo in quota.
Clima/Condizioni: Ambienti soggetti ad estati abbastanza aride. È una pianta non "egoista", permette la presenza di altre specie.
Descrizione: Molto rappresentato nelle Marche (~27-28%). È costituito principalmente dal Carpino nero (~15m) e dall'Orniello (~10m). Sono piante di altezza contenuta che permettono lo sviluppo di altre specie. L'Orniello si nota per le sue fioriture bianche e profumate e le foglie autunnali di colore vinaccia. Spesso è un bosco ceduo.
Ubicazione: Predilige ambienti freschi. Si trova spesso nelle valli, nei versanti esposti a nord (il Carpino nero preferisce terreni più umidi/freschi). Presente anche ai bordi dei boschi di roverella.
Quote: Fino a circa 800-900 metri, a volte 1000 metri.
Clima/Condizioni: Ambienti freschi.
Descrizione: È il bosco dominato dal Cerro (Quercus cerris). È una pianta "egoista" che spesso forma boschi con la sua presenza esclusiva (monofitici). Le sue foglie sono più profondamente lobate rispetto alla roverella. Raggiunge anche i 35 metri e ha una copertura arborea molto elevata, che impedisce lo sviluppo di un sottobosco. Il legno è considerato buono per ottenere tavole perché ramifica abbastanza tardi.
Ubicazione: Vuole stazioni fresche con buona disponibilità idrica. Cresce su suoli profondi, subacidi, non calcarei, prediligendo substrati sabbiosi. Si trova nei Monti della Laga, Sasso Simone Simoncello, Carpegna. Presente anche vicino ai corsi d'acqua su terrazzi alluvionali sabbiosi.
Quote: Fino a 700-800 metri di altitudine.
Clima/Condizioni: Ambienti freschi, richiede buona disponibilità idrica e predilige terreni subacidi.
Descrizione: Dominata dal Faggio (Fagus sylvatica), è un albero imponente (fino a 40 metri). È la tipica vegetazione del piano montano. Il faggio è l'ultima pianta a mettere le foglie. È un bosco piuttosto "egoista", con scarso sottobosco dovuto alla fitta copertura fogliare.
Ubicazione: Si trova generalmente in montagna. Cresce sui versanti freschi o soleggiati, e in valli strette esposte a nord dove si verifica l'inversione termica. Esempio nelle Marche includono Cadri Acuto e Montenero.
Quote: Normalmente si trova dai 900-1000 metri fino a 1700 metri, ma può scendere a quote inferiori in presenza di inversione termica.
Clima/Condizioni: Necessita di molta umidità e temperature abbastanza fresche.
Descrizione: È il costituente principale della macchia mediterranea. È dominata dal Leccio (Quercus ilex), l'unica quercia sempreverde presente in regione. Le sue foglie sono molto coriacee, resistenti al caldo e alla salsedine. Raggiunge fino a 25 metri. È una pianta che cresce anche su roccia viva con scarsità di suolo fertile.
Ubicazione: Si trova dalla costa. Presente anche nelle valli interne esposte a sud, sud ovest o sud est, protette dai venti freddi. Un esempio è il Monte Conero.
Quote: Fino a circa 600-700 metri di altitudine.
Clima/Condizioni: Tipica della macchia mediterranea, cresce in ambienti caldi e resiste a condizioni idriche difficili.
Descrizione: Oggi rappresenta il 2% dei boschi regionali. Tradizionalmente utilizzato per il legno da paleria. Soffre per malattie fungine (come il mal dell'inchiostro) e l'attacco della vespa cinese. Le castagne locali sono descritte come piccole ma saporite. Molti derivano da vecchi impianti da frutto abbandonati.
Ubicazione: Richiede esigenze di terreno specifiche: sciolti, profondi, subacidi, principalmente esposti a nord. Aree storicamente importanti per i castagneti includono zone come Camerino, Castelraimondo e Visso.
Quote: Non specificato un range altitudinale preciso; la presenza è legata alle specifiche condizioni del terreno.
Clima/Condizioni: Vuole terreni particolarmente acidi.
Descrizione: Il Tasso (Taxus baccata) è presente in regione normalmente con piante isolate. Tutte le parti della pianta sono velenose, ad esclusione dell'anello (il frutto rosso). È una pianta molto longeva (può vivere 600-700 anni). L'unico vero bosco di Tasso nelle Marche si trova a Cingoli, ed è uno dei pochi in Italia.
Ubicazione: Normalmente si trova con esemplari isolati. Il bosco si trova a Cingoli. Esemplari secolari sono presenti anche all'Abbazia di Fonte Avellana e a Cingoli.
Quote: Non specificato un range altitudinale preciso.
Clima/Condizioni: Non specificato.
Descrizione: Un tempo era la pianta più rappresentativa dei boschi di pianura, raggiungendo i 50 metri di altezza. Oggi è diventata molto rara nelle Marche (censite <150 piante). Le foglie sono senza picciolo, mentre le ghiande hanno un lungo picciolo. Si trova come esemplari isolati o in piccoli boschi residui.
Ubicazione: Predilige le pianure alluvionali e le aree vallive. Storicamente presente alla confluenza Misa-Nevola.
Quote: Non specificato un range altitudinale preciso, ma è legata alla pianura.
Clima/Condizioni: Predilige climi temperato freddi e suoli profondi con falda acquifera superficiale. Sono state le prime piante eliminate per l'agricoltura nelle pianure.
Descrizione: Sono formazioni residuali lungo le vie d'acqua. Costituiscono importanti corridoi ecologici per il trasferimento della fauna. Sono dominati da Pioppi (neri, bianchi, cipressini), Salici e l'Ontano nero (che è considerato raro in regione). Possono formare "boschi a galleria" che coprono il corso d'acqua. Spesso sono oggetto di interventi di pulizia.
Ubicazione: Aree vallive, lungo i corsi d'acqua e sulle sponde dei fiumi.
Quote: Non specificato un range altitudinale preciso.
Clima/Condizioni: Richiedono ambienti umidi e prediligono aree periodicamente allagate.
Descrizione: Sono boschi a conifere, in gran parte non autoctone nelle Marche (tranne rare abetaie residue). Sono stati creati dall'uomo a partire dalla fine dell'800 per il rimboschimento e il controllo dell'erosione. Il Pino nero è il più usato (~60% dei rimboschimenti marchigiani) perché rustico e resistente, ma è facilmente infiammabile. Anche il Pino d'Aleppo è stato impiegato, specialmente sulla fascia costiera. Possono presentare problemi di rinnovazione delle specie autoctone se troppo fitti.
Ubicazione: Realizzati su pascoli degradati soggetti ad erosione. Presenti sulla fascia costiera (Pino d'Aleppo, resistente alla salsedine) e nelle aree interne.
Quote: Non specificato un range altitudinale generale; la loro ubicazione è legata alle zone scelte per il rimboschimento.
Clima/Condizioni: Il Pino nero è resistente al gelo e alla siccità ed è indifferente al terreno. Il Pino d'Aleppo resiste alla salsedine.
Descrizione: Sono piccole aree boscate rimaste isolate, circondate da campi coltivati. Rappresentano il residuo di boschi precedenti. Sono importanti come memoria storica. Sono aree limitate che subiscono la pressione dell'attività agricola, spesso private del mantello arbustivo circostante.
Ubicazione: Aree isolate circondate da campi coltivati.
Quote: Non specificato un range altitudinale preciso, ma sono legati alle zone agricole (pianura/collina).
Clima/Condizioni: Riflettono il clima del bosco originale.
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